Da bambino rimanevo incollato di fronte ai quadri dei grandi artisti, li osservavo anche per ore, avrei voluto entrarci dentro per cercare in qualche modo di comprendere il significato delle immagini che mi trovavo davanti e il perché avessero per me un fascino così magnetico. Una volta cresciuto questa passione per il linguaggio visivo sbocciò quasi casualmente, mi ero scordato del mio me bambino durante gli anni del liceo. Finii per studiare Graphic Design e lentamente iniziai a comprendere come utilizzare le immagini per comunicare. Terminati i miei studi da grafico incominciai a intraprendere un percorso artistico, passai in fretta dai collage alla pittura ad olio, che fin da subito mi aveva saputo stregare.
Oggi mi è capitato di tornare a vedere dal vivo quelle opere che tanto mi avevano affascinato, ho imparato tanto sull'arte e ho compreso che in essa sono racchiuse molte delle più intime pulsioni umane. Credo che l'arte sia un modo di esprimere quello che è la propria cognizione della vita attraverso la concretizzazione dei giusti quesiti; presi di conseguenza il percorso dell'arte pittorica proprio perché innamorato di quell'acerba suggestione che provai da bambino.

Ho imparato la comunicazione, la pittura, la tecnica e come usare i colori per raccontare storie. Ho appreso qualcosa sull'esistenza, comprendendo che l'arte non è altro che lo studio dell'animo umano e di ciò che vi risiede.
Riguardando lo stesso quadro, l'unica differenza con il me bambino è che oggi riconosco con rinnovata lucidità che in fondo continuo a non capirne niente.

Questa consapevolezza è ciò che di più vicino ho trovato alla comprensione della natura dell'arte.
L'infinito potenziale suggestivo infatti è strettamente legato alla sua sostanziale inconoscibilità.
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Foto da Oversize, mostra collettiva presso Museo Casa Del Console

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